venerdì 2 settembre 2011

DICE IL SAGGIO... [1]




La prima stesura di qualsiasi cosa è merda.
Ernest Hemingway




4 commenti:

Fabio Parola ha detto...

Penso che, invece, la prima stesura sia quella più vera, anche se più grezza e, magari, spiacevole a leggersi. Tutte le revisioni seguenti sono un tentativo di fraintendere quello che volevi dire all'inizio per renderlo più apprezzabile agli altri, ma in questo modo diventa meno personale...
Dico questo da scribacchiatore a tempo perso (ogni tanto buttare i tuoi pensieri su carta fa bene, è una bella valvola di sfogo) quindi, almeno per me, cerco di lasciare ciò che scrivo così com'è uscito la prima volta, magari per il fumetto è diverso...

marco- ha detto...

E’ la grande differenza tra scrivere per se stessi e scrivere per gli altri.
O scrivere poesia personale/sperimentale e scrivere narrativa.
O sei un genio o devi comunque riprendere ciò che hai scritto e lavorarci su, anche perché, in genere, c’è sempre una sensazione di insoddisfazione che ti porta a migliorare quello che hai fatto. Magari all’inizio ti incasini (o perdi d spontaneità) ma poi riesci a togliere il superfluo e a giungere ad una sintesi chiara e ricca di significato il più vicina possibile alla tua idea iniziale, o almeno ci provi.
Capisco quello che scrivi. Mi ricorda, in parte, quello che facevano quelli della Beat Generation ma pure loro ci lavoravano parecchio per riuscire ad improvvisare senza dover riscrivere. :)

Fabio Parola ha detto...

Scrivere per gli altri lo trovo un po' privo di senso: ne può uscire una cosa pregevole, ma se non è genuina mi sa di fiction, che attira perchè è popolare, leggera, più comprensibile, meno autoreferenziale, diventa un'affare, non un'arte: pensa se i pittori contemporanei dovessero dipingere in modo che anche gli spettatori possano capire, i quadri perderebbero metà della loro magia, che esiste proprio perchè sono perle estratte in presa diretta, senza filtri e censure. Ma chi sono io per dirlo?

marco- ha detto...

Mah... guarda... è un po' il cercare di riempire il frigo (e non solo :)) che ti porta ad imparare un lavoro che ha delle regole ben precise da seguire, un genere narrativo da studiare e rispettare, un mercato ed un pubblico. Il discorso artistico puro (o ideologico puro) lo puoi tenere come percorso parallelo. Se invece riesci a far coincidere le due strade: hai vinto!

Perché fare qualcosa che solo in pochi eletti possono capire?

Il popolare è figo e, se fatto bene, ha delle potenzialità enormi!
Lo ha sempre dimostrato.

Non escludo la bellezza/potenza/magia del non facilmente capibile però preferisco una bella opera che ha più livelli di lettura dove il primo dia comunque qualcosa di forte a chi si accosta all’opera (qualsiasi sia la sua istruzione, stato sociale, esperienza personale) e poi, man mano, possa contenere vari strati interpretativi/meta testuali.

Comunque il discorso è lunghetto.
Quando ci si vede possiam approfondire. :)